Home Blog Pagina 8

L’invaso di Chiararso – Fiume Cornea

0
 
Siamo in località Chiararso nel Comune di Montecorvino Rovella nel Salernitano.
Dopo una breve passeggiata ci siamo allontanati dalla strada carrozzabile e siamo scesi fino al letto del fiume Cornea. Il fiume scende con una notevole pendenza e questa semplice osservazione mi ha indotto a delle conclusioni che in seguito andrò a descrivere.
Quello che si pone ai miei occhi è sicuramente un luogo interessante di difficilissima interpretazione perché l’unica cosa che esce fuori dalle piante che oramai lo hanno sepolto è la parte superiore di un muro che spunta e sovrasta il contesto.
 
Siamo alla fine del xv sec. i territori collinari non consentono lo sviluppo di culture intensive. Negli ultimi decenni del xv sec. l’arte della lana costituì il mezzo più adatto per raggiungere un certo benessere economico, grazie soprattutto alle acque dei fiumi che scendendo dalle montagne alimentavano le gualchiere, i mulini, le tintorie e gli altri opifici.
Il fiume Cornea si prestava sicuramente a tale funzione e come risulta ancora oggi tante erano i mulini lungo il suo corso.
 
Il primo invaso è stato creato in poco tempo sul lato del fiume destro senza toccare il letto del fiume questo lo si deduce dal muro dell’invaso, non hanno puntato tanto sul manufatto ma hanno compensato con lo spessore del muro.
 
Alcuni anni dopo si è costruito il muro superiore andando ad usare una tecnica più consona ad una diga (scaloni a decrescere) che ad un invaso, ovviamente l’ampliamento significava anche il controllo del flusso magari con un sistema di caditoie. Non vi è nessuna traccia, ma data la vicinanza del muro in questione all’edificio oramai scomparso si può dedurre che il muro facesse anche da canale portando l’acqua verso il mulino.
 
“ Queste deduzioni sono scaturite da un’attenta lettura dello stato dei luoghi ma non supportate da analisi archeologiche e geologiche, pertanto ciò che si è scritto non è assolutamente vincolante anzi vuole essere da sprone ad analisi più dettagliate e specifiche magari coadiuvate da tecnici ed esperti del settore. ”
 
Gregorio Soldivieri
 

il Monumento ai Caduti in Piazza Umberto I

0
 

 

Il 28 giugno 1925 venne inaugurato il Monumento ai Caduti in Piazza Umberto I, dopo un lavoro di circa due anni,dopo il trasferimento della vasca monumentale in Piazza Vittorio Emanuele, poi Piazza Matteotti. Il monumento, progettato e costruito dallo scultore Chiaromonte, si intravede nel secondo arco da sinistra del Palazzo Bassi. Grande partecipazione di popolo, banda musicale, picchetto d’onore e numerose autorità cittadine per detta manifestazione che coincideva con la festività dei SS. Patroni Pietro e Paolo:

©Nunzio di Rienzomonumento montecorvino rovella

PALAZZO PICO IN VIA IORIO CASA NATALE DI GIOVANNI DA MONTECORVINO

0

Questo Palazzo, meglio conosciuto nel gergo locale come “ Villa Budetta”, danneggiato dal sisma del 23.11.1980, ha,oggi , completamente perduto la sua antica struttura, a causa delle continue ristrutturazioni sia esterne che interne effettuate in questo ultimo ventennio.

Anticamente, in questa collinetta che dominava il passaggio di una strada posta su di antichissimo percorso che conduceva verso Giffoni Valle Piana, sorgeva un vecchio avamposto di periodo pre-romano che i Romani trasformarono in un piccolo castello
 
A dimostrazione di quanto asserito, si precisa : -che la strada suddetta diede nome al Casale, che si chiamò, appunto,” Casale della Strada”, i cui confini naturali individuati attualmente, erano il termine del Casale de “ Li Castiuli” ( Piazza Budetta) ed il Casale Rovella ( da Via Roma a San Pietro).
-che dal lato della Fontanella vi è “ Via Castello” riferita appunto a questo Castello e non al successivo Castello Nebulano, situato a notevole distanza.
 
Con l’accresciuta importanza del Castello situato sul Monte Nebulano, intorno al VI- VII sec. d.C., questo avamposto fu abbandonato e vi fu costruito un palazzo intorno all’XI secolo.
Nel XIII secolo vi troviamo la Famiglia Pico, di cui faceva parte Ruggiero, gran Ciambellano alla Corte di Carlo D’Angiò nel Regno di Napoli .
Nel 1247 vi nacque Giovanni da Montecorvino, destinato a diventare una della più celebri glorie della missionarietà francescana in Cina e poi Nicola Pico, anch’egli beato francescano ,martirizzato al Cairo nel sec. XIV.
 
La famiglia Pico fu insignita del titolo nobiliare nel 1494 con Achille e Pico ed alzò per impresa “ una pica in campo celeste la quale poggia i piedi su di una corona reale d’oro, posta su di un cuscino rosso, per indicare, appunto, la loro origine sovrana “.
 
Nunzio di Rienzo
 

Luglio 1393: conquista del castello e saccheggio di Montecorvino

0
Alla fine del secolo, durante la guerra per la successione al Regno di Napoli fra durazzeschi e angioini, il fortilizio venne occupato dalla famiglia Sanseverino. In una cronaca riportata negli annali del Buonincontro si afferma: “Quindi (in seguito/successivamente) inviò il conte Alberico da Barbiano, che militava (combatteva) al suo soldo, contro il duca di Venosa. In verità il Re si ritirò a Gaeta. Il Venusino (quindi il duca di Venosa), infatti era accampato con Ladislao Sanseverino nel territorio salernitano, presso Montecorvino. Mossa la battaglia (iniziato il combattimento) fu sconfitto da Alberico. Montecorvino venne saccheggiato”.
 
A. Valente, invece, dalla consultazione dei documenti della curia durazzesca, afferma che ”la tradizione storica napoletana pone l’uscita di Re Ladislao da Gaeta a capo del suo esercito nel luglio del 1392, invece essa avvenne nel luglio 1393 a causa di un errore del copista dei Diornali di Monteleone”. L’esercito durazzesco fu sconfitto in terra di Otranto il 24 aprile 1392 dalle truppe dei Sanseverino, capeggiate da Venceslao Sanseverino, duca di Venosa e viceré delle Calabrie per Luigi d’Angiò. Furono fatti prigionieri i principali capi durazzeschi: Ottone de Brunswick, vedovo della regina Giovanna, Alberico da Barbiano, viceré per le Calabrie, Benedetto Acciaioli, i quali furono obbligati a pagare un forte riscatto e a non prendere le “spade per dieci anni” contro il duca di Venosa e la sua famiglia.
 
A causa della sconfitta, re Ladislao fu costretto a ritirarsi a Gaeta, mentre il duca di Venosa stabilì il suo quartier generale a Mercato Sanseverino, conquistando i paesi limitrofi, tra cui Montecorvino. La cronaca del Buonincotro afferma che il duca di Venosa in persona si sia “accompagnato col suo esercito a Montecorvino”, invece l’occupazione avvenne nei mesi precedenti alla riscossa di re Ladislao. La conquista di Montecorvino è documentata dopo l’agosto del 1392, quando il Vicario del Papa, Filippo Grillo nomina “senza intromissione alcuna”, il rettore di S. Matteo di Pugliano.
 
Nel dicembre 1392, la regina Margherita di Durazzo, per ridare vigore ai suoi partigiani, convocò il Consiglio del Regno a Gaeta, decidendo l’uscita in campo del giovane Re. Furono invitati nel regno vari capitani fra cui Giovanni da Barbiano, fratello di Alberico. (38) A fine giugno del 1393, le truppe di re Ladislao occuparono Capua e incominciarono la riconquista di varie località. A Giovanni da Barbiano venne dato l’incarico di affrontare Venceslao Sanseverino, accampato con le sue truppe a Montecorvino. La battaglia vide la sconfitta del duca di Venosa, che fu costretto a fuggire, mentre le truppe mercenarie del Barbiano saccheggiarono l’intero abitato.
 
 
 

La chiesa di S. Biagio del Torello

0
La chiesa di S. Biagio è documentata nel Codice Diplomatico Cavense in un atto del 1040, con il quale si concedevano in beneficio al presbitero Stefano due terreni appartenenti alla chiesa salernitana dei Ss. Matteo e Tommaso posti nel territorio di Montecorvino, nel luogo detto “baccarecze”, confinanti con un vallone che confluisce nel “ribus qui dicitur tranusu” da un lato e dall’altro con il medesimo Trauso. Il “ballone” che vi confluisce è identificabile con l’attuale Vallone S. Maffeo, il quale congiungendosi poco al disotto con il Trauso, non lontano dalla “Masseria S. Biagio, rinchiude una collinetta coperta da un rigoglioso uliveto. Sulla sommità di questa altura si trovano i ruderi di una cappella della quale si conserva l’abside e i lacerti delle mura perimetrali. La <<ecclesia sancti blasii>> del 1040 è <<constructa in uno torellum, ubi silbitella est>>, cioè proprio su una collinetta, laddove era un boschetto. Alla luce di queste coincidenze è plausibile ipotizzare che la cappellina di S. Biagio del documento era posta sulla stessa collina dove oggi si rinvengono i ruderi suddetti.
L’abbandono in seguito delle curtis contigue alla chiesa da parte dei coloni provocò la sua decadenza con conseguente deperimento della struttura ecclesiastica e dei suoi beni. Nel Ratio Decimarum, infatti, non risulta nessuna chiesa dedicata a S. Biase.
Successivamente venne ricostruita e dotata di beni dalla famiglia salernitana dei Capograsso, che risulta proprietaria del Beneficio. Nel maggio 1562,” il rev. D. Ottavio Capograsso, Beneficato della chiesa di S. Biase di Montecorvino, assegna in fitto al nobile Remedio Diomelodiede una terra appartenente al detto Beneficio, in pertinenza di Montecorvino e proprio nel luogo detto S. Biase, dove è essa Chiesa fino al vallone di Contra. Il Diomelodiede deve coltivare il terreno e cacciare il bosco ivi presente con ferro e foco”.
Nel XVIII secolo, il Beneficio era una dei più ricchi di Montecorvino, avendo una rendita di ben 743. L’edificio, invece, era abbandonato, costringendo il suo rettore a celebrare messa in altre chiese di Montecorvino o di Salerno.
 
 
Estratto da A. D’Arminio – L. Scarpiello – R. Vassallo – C. Vasso, Arcipretura di Montecorvino. Un Millennio Cristiano, Battipaglia 2006.

FOTO: Fontana “Delle Monache”

0
Particolare Fontana delle Monache

FOTO: Via Roma, conservatorio “Santa Sofia”

0
Conservatorio Santa Sofia