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Padre Giovanni da Montecorvino

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Padre Giovanni Pico da Montecorvino Rovella dell’Ordine dei frati minori francescani
Una gloria picentina, primo Arcivescovo di Pechino e Legato Apostolico di Oriente (1247-1328)
Nel 1932, un nostro compaesano, il Dott. Filippo Jorio, nel commemorare i 600 anni della morte di Giovanni da Montecorvino, a seguito della pubblicazione di un suo articolo su Italia Francescana, ebbe un’accesa disputa con uno storico pugliese, il dr. Ciro De Angelillis, circa il luogo di nascita del suddetto. L’equivoco nasceva dall’espressione arbitraria ed azzardata di un altro storico del XVII secolo, Padre LucaWadding, che alla definizione “ Joannes a Montecorvino de Regnum Apuliae “( riferito al Regno Normanno di Napoli e non all’attuale Puglia che si chiamava Capitanata), aggiunse , non lontano da Lucera in provincia di Foggia. Difatti esisteva un’altra Montecorvino ma ben identificata con l’aggettivo “ Dauna” , un piccolissimo territorio composto da un castello e poche case, che durò per circa trecento anni sino alla fine del 1400 quando scomparve a seguito di un grande terremoto.
 
 
Il Dr. Filippo Jorio dimostrò con una monumentale pubblicazione di circa 400 pagine le ragioni del nostro paese e l’ottimo storico pugliese si ritirò in buon ordine.
Nel 1947, si festeggiò nel mese di novembre, la nascita del celebre missionario, di cui parleremo diffusamente appresso, con l’inaugurazione di una lapide posta sulla destra dell’ex pretura in Corso Umberto I., allora sede municipale.
La pubblicazione dello Jorio fu abbandonata e contestata dai suoi avversari politici dell’epoca e gli stessi francescani, per non immischiarsi nelle faccende locali che avevano raggiunto toni molto aspri, non ritennero opportuno trattare più l’argomento. E Padre Giovanni finì nel dimenticatoio.
 
Nel 1957, quando avevamo dieci anni, trovammo questa pubblicazione in un cassetto nella nostra casa, dopo la morte del mio genitore, e ci appassionammo della vicenda e ne abbiamo curato meticolosamente le varie tappe per ben 27 anni,sino al 1984, quando con un convegno ufficiale, alla presenza di molte autorità religiose e civili, sancimmo definitivamente l’appartenenza di Giovanni da Montecorvino alla nostra Montecorvino Rovella, integrando la pubblicazione dello Jorio con ulteriori ricerche, ulteriore documentazione ed ulteriori assensi delle autorità francescane.
 
Nel 1994, abbiamo ricevuto un riconoscimento ufficiale della bontà delle nostre ricerche, partecipando al convegno “ Acts of International Study Workshop of John de Montecorvino – OFM 1294-1994 “ tenutosi a Taiwan, in occasione dei 700 anni dell’arrivo in Cina del nostro celebre concittadino.
Nel 1993, a Montecorvino Rovella, presso il Convento di S. Maria della Pace, fu fondato il Centro Missionario “ Beato Giovanni da Montecorvino “ che gestisce a livello nazionale le adozioni a distanza e nel 2000 venne inaugurato un bellissimo monumento in bronzo nello spiazzale antistante la Chiesa con un’iconografia diversa da quella dell’altare esistente nella Chiesa.
Sulla questione della beatificazione di Padre Giovanni da Montecorvino, preferiamo rinviare l’argomento ad un articolo successivo nel quale preciseremo meglio anche i termini della questione.
La sua vita e le sue opere
 
Nacque in Montecorvino Rovella di Salerno nel 1247 dalla famiglia Pico, ricca e nobile. (Il suo Palazzo nativo, più volte restaurato tra il 1500 ed il 1980, è ancora oggi visibile in buono stato di conservazione e abitato da diverse famiglie private ).Frequentò l’allora famosa Università di Salerno ed entrò giovanissimo nell’ordine dei Frati Minori, attratto dalle meraviglie che si narravano dei figli di S. Francesco. Era un giovane dotato di nobiltà di lignaggio e di preparazione intellettuale non comune. Nel 1271, a ventiquattro anni, si ascrisse alla squadra mobile di quel caldo manipolo di frati che S. Francesco di tanto in tanto raccoglieva nella verdeggiante pianura della Porziuncola, e che poi lanciava per il mondo a predicare la fratellanza universale.
 
La sua prima missione proprio in quell’anno, quando, a nome dell’imperatore Michele Paleologo di Costantinopoli, annunciò a Tebaldo Visconti la sua elezione a Papa (Gregorio X, 1271-1276) nel lunghissimo e tormentato conclave di Viterbo, presso la sede del S. Sepolcro in Gerusalemme. Nel 1279 gli fu assegnato il territorio dell’oriente mediterraneo con il regno dei Tartari e loro tributari, Persia, Armonia, Kitciak e ben presto si distinse tra tutti i missionari per il suo lodevole operato. In dieci anni di permanenza, fino al 1289, battezzò migliaia di uomini ed annunzio ovunque il Vangelo con il sommo vantaggio spirituale delle anime. In quello stesso anno, comunque, fece ritorno a Roma quale legato per il Papa del Re Haytone II, in accordo con l’Imperatore di Persia Argone, onde ottenere che la S. Sede recuperasse dello stato dei cristiani in quella regione.
Nel 1289 era Papa Fra Girolamo Masci, di Ascoli, con il nome di Niccolò IV (1288-1292), già legato apostolico della sede in Oriente e Ministro generale dell’Ordine francescano.
 
Questo grande Pontefice, il Papa delle missioni, accolse Giovanni a Rieti, ove allora era ubicata la sede della Corte Pontificia, e considerati i gradi progressi e speranze del cattolicesimo in Oriente, vide in quell’umile frate l’uomo adatto per la realizzazione dei suoi desideri: carattere energico, solide virtù, fedeltà e coraggio.
Con lavoro febbrile tra il 5 ed il 15 luglio 1289, approntare n° 26 credenziali che consegnò allo stesso Giovanni, lo creò suo legato e lo inviò verso i Re, i dignitari ecclesiastici Georgiani, Nestoriani, Giacomiti, fino al Gran Khan del Cina.
Forte della benedizione papale ed in compagnia del domenicano Fra Nicola da Pistoia e di un ricco mercante genovese Pietro Lucalongo, raggiunse Venezia ove si imbarcò. Dopo un breve viaggio in mare approdò, ad Antiochia, poi passo per l’Aiazzo, e si fermò a Sis, capitale dell’Armenia, dove fu accolto con tutti gli onori dal Re Haytone. Da Sis si diresse a Tauris (Tabriz) alla corte di Argone, Khan della Persia, dove i frati minori avevano due conventi e lavoravano in pieno accordo con i Domenicani.
 
Lasciò Tauris (Tabriz) nel 1291, a 44 anni, si diressi verso Seres e poi ad Ormuz sul Goplfo Persico, importantissimo scalo dell’attivissimo commercio indo-cinese.
Da Ormuz prese la via del mare ed approdo in India, dove rimase per 13 mesi. Si soffermò sulla costa Malarica, a Coromandel, presso Madras, dove secondo un’antica tradizione erano custodite le spoglie mortali dell’apostolo S. Tommaso. E qui, Fra Giovanni eresse la prima chiesa latina, vi battezzo i primi cento fedeli che per la sua predicazione si erano convertiti al Cristianesimo. In questa terra, dopo breve, morì l’amico e compagno di viaggio Fra Nicola, il domenicano e, il nostro frate dovette proseguire il suo cammino verso la Cina in compagnia del coraggioso mercante Genovese.
 
Fu fatta la scelta di raggiungere la Cina per via mare e non per via terra, come avevano fatto i polo, e fu una scelta coraggiosa, se si considera che allora si navigava con mezzi di fortuna, ci si affidava alla spinta dei venti e all’improvvisazione, senza contare i mille pericoli in agguato tra pirateria e vari imprevisti.
La prima città cinese toccata fu Senkalà (Canton), grande tre volte Venezia, proseguì per Zaitong o Quanzhou (Tsiuen Tgiu nel Fukien) che era uno dei più grandi porti del mondo con circa un milione di abitanti, ricca di templi e monasteri buddisti, percorsa da commercianti provenienti da tutto il mondo in cerca di sete preziose, giada, profumi e spezie varie.
 
Questa fu la meta del mercante genovese e Fra Giovanni attraversò il Fujian sino a Kinsaj, dai 12000 ponti raggiunse Yanzhon e da qui si imbarcò sul canale imperiale e con destinazione Khambaliq (Pechino). Era il 1294 erano trascorsi 5 anni dalla sua partenza, Giovanni consegnò la lettera del Papa Nicolò IV, ormai defunto, nella quale questi esprimeva il suo più vivo compiacimento per il desiderio del Khan di avere nel suo territorio missionari della Chiesa di Roma. Il Gran Khan Timur, succeduto a Kubilay, fece riservare al legato pontificio uno speciale appartamento della città proibita, privilegio non accordato ai rappresentanti delle altre religioni.
 
Fra Giovanni, persi i contatti con l’Occidente, si valse dei privilegi accordatigli dal Khan per dedicarsi con zelo alla predicazione del Vangelo anche tra i membri della famiglia imperiale.
Nel suo primo anno di permanenza convertì molti nestoriani, tra i quali Re Giorgio, di Tenduk, una regione della Cina ed ivi riuscì a costruire una grande chiesa in onore della SS. Trinità.
Re Giorgio ricevette gli ordini minori e diede esempio a tutti servendo le sacre funzioni all’altare.
Questo Re morì due anni dopo, nel 1296, e lasciò al trono il figlioletto di 9 anni, battezzato con il nome di Giovanni, in onore dell’amico missionario.
 
Un altro frutto del suo zelo missionario fu la conversione della principessa che divenne poi moglie del Gran Khan.
Tradusse in lingua tartara tutto l’ufficio divino, il salterio ed il Nuovo Testamento.
Eresse la prima chiesa a Pechino nel 1299 con tre campane ed annessi edifici per la missione cattolica. Nel 1305 Giovanni fu raggiunto in Cina da un confratello Fr. Arnoldo Alemanno, della provincia francescana di Colonia, ma era troppo solo, e nel 1305 e 1306 indirizzo due lettere ai fratelli in Crimea ed in Persia, nelle quali evidenziava l’impossibilità di poter continuare nel suo operato se non fossero stati inviati altri frati e soprattutto buoni predicatori. Il Papa Clemente V, appositamente avvisato, comandò al Ministro generale dei Frati Minori di scegliere 7 frati da essere eletti Vescovi e per inviarli a Fra Giovanni onde consacrarlo Arcivescovo e Patriarca di tutto l’Oriente. Di questi, solo tre raggiunsero Pechino e portarono a termine la missione loro affidata.
 
Fra Giovanni morì nel 1328 all’età di 81 anni in concetto di Santità. Il suo sepolcro divenne meta di molti pellegrinaggi e le sue reliquie furono conservate gelosamente come quelle di un Santo.
Nell’anno 2000, le Confraternite montecorvinesi, il Comune e tutta la cittadinanza, hanno contribuito alla costruzione di un monumento in Via Pace a ridosso della Chiesa, a memoria del celebre concittadino, e ogni anno, dal 3 al 5 gennaio, viene festeggiata la ricorrenza con l’intervento di numerose autorità civili e religiose, al momento disponibili.
 
Nunzio Di Rienzo

 

 

DOCUMENTAZIONE PROCESSUALE

  1. DOCUMENTAZIONE PROCESSUALE1.Presso l’Archivio della congregazione delle Cause dei Santi si trova il seguente materialedocumentale e processuale riguardanteGiovanni da Montecorvino:a.Inquisitio iussu Sanctissimi Domini Nostri Pii Papae XI peracta de vita, missionibusApostolicis, virtutibus et fama sanctitas Ioannis a Montecorvino,Roma 1931, 1555Pagine (cfr. Arch B 22)b.Relazionesulla seduta della sezione storica del 17 febbraio 1932, 14 pagine (cfr. ibidem);c.unaLettera postulatoriadel 6 gennaio 1948 indirizzata al santo Padre da parte deipartecipanti al Convegno Missionario Regionale tenuto a Palermo (cfr. Fondo Q.)1.Dalla documentazioneconservata nell’Archivio del Dicasterorisulta:a.all’inizio del XX secologiungono alla sacra Congregazione dei riti lerichieste per laBeatificazionedi Giovanni da Montecorvino, e soprattutto:oilconcilio plenario cinese, riunito a Shanghai il 12 giugno1924chiedeva alPapaPio XI: “Quapropter Concilium umanimiter ut antiquus ille cultus popularisrecognoscatur et Fundator Ecclesiae in Sinis rite in Beatorum albo censeatur, etde hac gratia Beatitudinem Tuam enixe rogat…” (cfr. Inquisitio …,)olaPostulazione Generale dei Frati Minori, prevedendo le difficoltà causatedalla mancanza di documenti per provare la continuità del culto “ab immemorabilitempore praestito”,chiedeva nell’anno 1928 la concessione dell’officio e messain onore del Servo di Dio, senza l’approvazione del culto (cfr, ibidem).a.Nell’anno 1931 venne pubblicata,per volere di Pio XI, la “Inquisitio…”,allo scopodirispondere al dubbio se la mancanza dei documenti e l’interruzione del culto èdovuta non alla dimenticanza dei cristiani cinesi nei quali, col tempo è sparita lamemoria del Servo di Dio ma alle altre cause oggettive cfe hanno provocatol’estinzione della religione cristiana in queste terre(cfr.Inquisitio …, p.5)b.nella sua relazione sulla Seduta della sezione Storica tenutasi il 17 febbraio 1932, ilRelatore generale presentava leseguenti conclusioni:

     
  2. osulla base della documentazione esaminatanon si può procedere alla”Confirmatio cultus” e nemmeno si può concedere l’officio e messain onoredel Servo di Dio;osi potrebbe procedere con la Causa ” per via ordinaria”se si presentasse allaCongregazione la documentazione di alcuni miracoli impetrati da Dio perl’intercessione del Servo di Dio, che sarebbe indizio importante sulle sue virtù e lasuafama sanctitatis.In questocaso si potrebbe considerare”l’ “Inquisizio”fatta ex officio dalla Sezione Storica e la discussione della medesima, comeequivalenti al Processo informativo …e sembra che si potrebbe senza ulterioriindagini e formalità procedere all’Introductio Causae presso la S.Congregazione”(cfr. relazione…, p. 14)a.dalla documentazione conservata nell’Archivionon risultano ulteriori passi circa laCausadi Giovanni da Montecorvino.Quanto al “miracolo”di cui nella Lettera della Congregazione del 15 Giugno 1996 al MinistroGenerale O.F.M., se al momento opportuno ancora non ci fosse, siccome si tratta di un elementoteologicamente non necessario…, la Conferenza Episcopale Cinese e l’Ordine Francescono , dicomune accordo, potrebbero anche chiederne la dispensa al S. Padre.C/ Sviluppi recentiIl 25 settembre si celebrò a Taiwan il VII° Centenario dell’arrivo di Giovanni da Montecorvinoin Cina. Vi prese parte S.Em.za il Card. Tomko, prefetto per la Congregazione perl’evagelizzazione dei popoli, il quale fu latore di unaLettera del S. Padre, datata 8.IX.1994 …La Conferenza Episcopale Cinese il 18 aqprile 1995 faceva pervenire alla Segreteria di Stato unasupplica “diretta ad ottenere il riconoscimento delle virtù eroiche del P. Giovanni daMontecorvino”..,La Congregazione per le Cause dei santi, con lettera del 15 giugno 1996 indirizzata al MinistroGenerale O.F.M., sollecitava l’interessamento dell’Ordine francescano, indicando alcuni “puntipreliminari”:oprecisare gli Attori della Causa. Ciò è statogià fatto. Il Definitorio Generale infattiha decisooche sial’Ordinestesso a costituirsi “parte attrice”…ostabilire la “Competentia Fori, al fine di dare un titolo alla Causa”…Il titolodella Causa non può essere che il seguente: “Pechimen, seu Romana” …Pechimen,nontanto perché G. da M. èstato fondatore e primo Vescovo di quella Diocesi, ma perché anchesecondo la procedura vigente l’istruttoria canonica di per sé va fatta dove è morto il Servo di Dio(cfr.Sacra Congr. Pro Causis Sanct., Normae servandae in inquisitionibus ab Episcopisfaciendis in causis Sanct.,7 feb.1983, n.5-a)seu Romana,sia perché ufficialmente non risulta la

     
  3. presenza di un Ordinario a Pechino, sia perché per ovvie ragioni nel caso converrà aprirel’istuttoria presso il Vicariato di Roma.oistruire l’inchiesta sulla “continuatio famae sanctitatis” dal 1932 …oredigere la “Positio super Virtutibus” .. ricordando che per la beatificazioneoccorre una caso miracoloso, debitamente riconosciuto …D/ Come continuare, dunque, oggi. La causa di Beatificazione di giovanni daMontecorvino?Premesso che laRiforma della procedura canonica del 1983concernente la Cause di beatif. ecanoniz. (25 gennaiop: Cost. Ap.Divinus perfectionis Magister;FebbraioNormae;21 marzoRegolamento)non contempla più le cosiddette Conferme di cultoantico, o beatificazione ecanonizzazione equipollenti, per riprendere la Causa di Giovanni da M. è d’obbligo seguire lavia ordinaria …In casu, trattandosi di “Causa antica” la via ordinaria comporta che le prove sulla vita digiovanni da M., sukla sua attività apostolica e sulle sue virtù teologali, morali e affini, studiatesingolarmente … siano basate su ineccepibili documenti storici comprovati a tutti gli effetti (Cf.Normae …, n.7: “Causaessepotest recentior aut antiqua … ; antiqua vero, cum probationes demartyrio vel virtutibus dumtaxat fontibus scriptis erui possunt”).Sulla continuazione fino ai giorni nostri dellaFama di santitàche ha circondato questo grandeVescovo missionario, al momento opportuno oltre ai documenti parleranno testimoni sceltiadhoc(Cf.Normae,n. 15/b, n. 16/c).Però, si pone subito unproblema concreto,cioè si tratta di decidere:1.Se presentare quanto prima il Supplex Libellusal Vicariato (Cf. Normaen.8:”Quicumque causam canonizationis inchoare intendit, per postulatorem Episcopocompetenti supplicem libellum exhibeat, quo cause instructio petatur”,corredata dallaInquisitio(1932) e dallarelazione (1932) della Sezione Storica,della recentepubblicazionedi FRA GASPAREHAN, O.F.M., Giovanni da Mintecorvino Fondatore della chiesa cattolica in Cina, Roma1996, specialmente la Parte II, e e di un adettagliata Relazione sugli ultimi sviluppi dellacausa in questione: ( Cf.Normaen.10,1°: “In causis tam recentioribus quam antiquis,biographiam alicuius historici momenti de servo dei, si extat, vel, ea deficiente,accuratam relationem chronologice digestam de vita et gestis ispius servi Dei, de eiusvirtutibus vel martyrio, de sanctitas et signorum fama, nonomissis iis quae ipsi causaecontraria vel minus favorabilia vedentur”…

     
  4. 2.oppure se chiedere alla parte attrice,cioè al Definitorio Generale O.F.M., prima dicompiere passi ufficiali,di nominare una Commissionedi Storici francescani e non, cuiaffidare ilcompito di completare le ricerche e di presentarle secondo il metodo storico-critico (per intenderci quello seguito dalla Sezione Storica negli anni ’30), insieme a tuttela Fonti riguardanti Giovanni da Montecorvino: fonti documentali, letterarie,archeologiche, iconografiche e biografie, antiche e recenti …Soltanto dopo il lavoro di detta Commissione, se, come ci si augura, darà risultati che permettonodi superare le difficoltà avanzate nel 1931-1932 dalla Sezione Storica …, ci si dovrebberivolgere ufficialmente al Vicariato per il proseguimento della causa di G. da M. come previstodalla procedura vigente.L’esperienza acquisita in quasi 40 anni di studio delle cause di beatif. e canoniz. Mi consente didire, credo, chesarebbe preferibile la secondaproposta,ossia che il Definitorio Generalenomini subito una Commissione di Storici con il compito di riprendere e completare la ricerca ditutte le fonti riguardanti le fonti riguardanti G. da M. ; e ciò non per mancanza di fiducia sulbuon esito dellasua causa di beatificazione, ma perché è prematuro mettere in moto il Vicariato,con tutto quello che comporta anche le spese …, se poi dovessimo aspettare anni, prima di esserein grado di potergli presentare la documentazione necessaria.D’altra parte,nessuno si illudache dopo il Concilio Vaticano II e dopo la Riforma dellaprocedura relativa alla trattazione delle Cause di beatificazione e canonizzazione, sia più facilesuperare quello che appare come l’ostacolo più grave rispetto alla prosecuzione della causa di G.di M., e cioè la dimostrazione della eroicità delle sue virtù in specie, partendo o quasi dalladocumentazione già esaminata dalla Sezione Storica negli anni ’30.E’ vero che, in merito, il giudizio del Relatore Generale del tempo, Dom HenriQuentin, fufavorevole, ma riguardava solo l’esercizio delle virtù in genere, e la risposta dei Consutori Storicial 3° quesito non lascia spazi ad equivoci; Tutti riconobbero che Giovanni da M. fu uomo digrande zelo e di grandi virtù, ma sottolinearonoanche che dai documenti in loro possessorisultava “scarsità dei fatti ben precisati di esercizio delle virtù” (Relaz.P.9).E’ questo ilpuntum dolensche dovranno tenere ben presente gli storici incaricati della ricerca edella valutazione delle fonti, ei Teologi che domani dovranno redigere laPositio superVirtutibus.Con il materiale che abbiamo oggi, e mi riferisco soprattutto a quelli che è stato già dichiaratoinsufficiente da un organo specializzatoin recome la Sezione Storica, è illusorio parlare già distesura dellaPositio super VirtutibusSe, invece, per esempio le scoperte di cui parla fra Gaspare Han nella sua recente pubblicazione,certamente senza escluderne altre, anzi … (cioè:di Mons. DE VIENNE nel 1923…,v.p.95;di P.GAUTIE e P.RONFLET nel1937, v.p. 109; delGOVERNO CINESE dal 1950 in poi, v.p. 114,in

     
  5. particolaredelle LAPIDI LATINE di Yang-Chou ritrovate nel 1951 e della “PIU’ ANTICACHIESA CATTOLICA ROMANA2—3 luglio 1990,v.p. 163) a giuduzio dellaCommissione Storica costituiscono davvero un apporto decisivo, finalmente si potrà dire didisporre di un materiale perlomeno sufficiente per iol proseguimento della Causa di Giovanni daM.Ma soltanto allora, espletate le protiche necessarie presso il Vicariato, si potrà parlareconcretamente di redazione dellaPositio super Virtutibus,chiedendo alla Congregazione lanomina di un Relatore sotto la cui guida una o più collaboratori esterni (Teologi e Storici) simetteranno al lavoro.Inconclusione, se non saremo in grado di aggiungere nuova documentazione al materiale che fudichiarato insufficiente negli anni ’30 da parte di specialisti della Congregazione dei Riti, allostato attuale è praticamente impossibile pensare a un avanzamento della causa di beatificazionedi giovanni da Montecorvino, a meno che il Santo Padre non decida di procederemotu proprio.Comunque , non è detta l’ultima parola. Il PadreGaspare HanO.F.M., nella sua recente operaGiovanni da Montecorvino Fondatore della Chiesa Cattolica in Cina, Roma 1996,parla diimportanti scoperte storiche fatte da Mons. De Vienne nel 1923, (p.95), da Padre Gautié nel 1937(p.109), e di scoperte archeologiche fatte da parte del Governo Cinese nel 1951 e 1990 (p.163).E, se non erro, anche il Padre Salvatore Zavarella, nella suapubblicazione fresca di stampaMissione e Martirio…accenna a interessanti scoperte che potrebbero servire per la causa diGiovanni da Montecorvino.Se da tutto questo materiale potremo trarre elementi davvero preziosi per un approfonditaconoscenza della vita, delle attività apostoliche, delle virtùin speciee della fama di santità diGiovanni da Montecorvino, il suo processo di canonizzazione potrà andare avanti con fondatesperanze di successo.E’ quanto ci auguriamo tutti, penso, per la gloria dell’Ordine francescano, il bene della Chiesa e,in particolare, a conforto delle comunità cattoliche della Cina.

     

PREGHIERA PER LA BEATIFICAZIONE

 

 

Giovanni da Montecorvino Preghiera per la beatificazione

Signore Gesù, che guidasti il missionario

Giovanni da Montecorvino fino alla lontana terra di Cina,
per annunziare il Tuo Vangelo e fondarvi la Tua Chiesa,
sacramento universale di salvezza,
fa che sia riconosciuta al più presto l’eroica santità di vita del Tuo servo.
Il suo esempio sia modello per quanti vivono oggi
l’impegno missionario e il Tuo Vangelo contribuisca
a rendere pienamente umano il progresso del popolo cinese.
A gloria e lode del Tuo Nome.

Romualdo Trifone

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Romualdo-Trifone

La sera del 7 aprile 1963, piazza Umberto I di Montecorvino Rovella, su cui si ? affaccia l’abitazione della famiglia Trifone, era gremita fino all’inverosimile. Il prof. Ruggiero Moscati, docente dell’Universit? di Napoli, candidato al Senato della Repubblica per il partito liberale, pronunciava un erudito ed appassionato discorso politico. Tocc? proprio a lui, allievo del Trifone, annunciare, nel corso del discorso, con voce rotta dalla commozione, l’improvvisa morte, avvenuta in Napoli, del nostro concittadino Romualdo Trifone, professore emerito dell’Universit? di Napoli. Un lungo e mesto silenzio cal? sulla folla convenuta per il comizio.

Poi, i commenti, i ricordi. Egli se n’era andato in silenzio, quasi in punta di piedi, dando l’ultima testimonianza di un’esistenza improntata ad uno stile di vita semplice e sobrio. Ebbi modo di conoscerlo durante i miei studi universitari e rimasi affascinato dall’immensa cultura che sostanziava ogni atto del suo pensiero. Eppure, mi appariva schivo, modesto, timido quasi. Pochi giorni prima della sua morte, gli feci visita nella sua abitazione napoletana e, mentre mi mostrava i suoi ultimi scritti, colsi nei suoi occhi una rasserenata malinconia che mi turb? profondamente. Il vecchio Maestro, ormai ottantaquattrenne, vedeva vicina la fine del suo cammino esistenziale. Fu allora che avrei voluto abbracciarlo per esprimergli tutta la mia ammirazione, ma un timore reverenziale me lo imped?.

Forse, il vecchio Maestro aspettava l’abbraccio di un giovane montecorvinese per perpetuare un rapporto d’affetto con la cittadina ove era nato il 3 marzo 1879. Chiss?! A me resta il rammarico per non averlo fatto. Si laure? in Giurisprudenza a Napoli nel 1902, ottenne la libera docenza in Storia del diritto italiano nel 1909, insegn? a Firenze da ordinario di Diritto forestale, poi, per circa 30 anni tenne l’insegnamento di Storia del diritto italiano a Messina, Pisa, Napoli. Fece parte delle pi? prestigiose istituzioni culturali napoletane: l’Accademia Pontaniana, la societ? di Storia Patria, l’Accademia di Scienze morali e politiche. Numerosi furono i riconoscimenti ufficiali, tra cui spicca quello di professore emerito, onoreficenza riservata a pochi docenti per l’alto livello della loro produzione scientifica. Colpisce, poi, l’uso di una scrittura elegante e fluida che non lascia spazio all’improvvisazione, perch? sempre sorretta da documentazione ineccepibile e finemente interpretata.

La poderosa, magistrale opera suLa legislazione Angioina (1921) ne costituisce un concreto esempio. L’opera fu dedicata a Giustino Fortunato, suo intimo amico e insigne meridionalista, e a Michelangelo Schipa, e costituisce un “classico” per l’interpretazione di due secoli quasi di storia meridionale (1266 -1442) sul piano “dell’organizzazione amministrativa e l’articolazione giudiziaria dello Stato, sotto la monarchia napoletana degli Angioini e degli Angioini-durazzeschi”. Nella sua sconfinata produzione non manca il contributo alla storia moderna del Mezzogiorno. Qui, Romualdo Trifone sprigiona, a soli 30 anni, tutto il suo potenziale di uomo erudito, di accanito ed instancabile ricercatore, e pubblica un vero capolavoro:Feudi e Demani ; Eversione della Feudalit? nelle province napoletane. (Milano, 1909). “Tutta la storia economica, sociale, agraria delle nostre terre, a cominciare dall’epoca prerivoluzionaria e a giungere quasi ai nostri giorni, non si pu? intendere ove si prescinda da quest’opera sul movimento antifeudalista e sulle varie fasi della legislazione eversiva della feudalit? nell’Italia meridionale”. Questo scriveva Nicola Acocella nel 1963. Pino Lanocita, nel suo bellissimo libro Il latifondo delle masserie , pubblicato nel 2000, richiama costantemente l’opera di R.T. per suffragare la giustezza delle sue interpretazioni sul problema della eversione della feudalit?. Emerge, nel libro di Lanocita, la figura di Romualdo Trifone, fervente cattolico, in tutta la sua sapienza e grandezza, tanto pi? fulgida, perch? evocata da uno studioso di formazione marxista.

La capacit? di organizzare la ricerca, scrutando con strumenti ermeneutici raffinati ed incisivi campi ristretti della cultura, permette al Trifone di essere annoverato “come l’antesignano dei pi? moderni indirizzi storiografici”. Questi ultimi allargano il campo d’indagine, al fine di una pi? profonda e completa conoscenza dei fatti storici narrati, allo studio minuzioso ed erudito degli istituti giuridici, di cui il Trifone fu maestro insuperabile. Attraverso di essi il Nostro risale alla configurazione delle strutture associative di un popolo nel divenire dei rapporti tra i diversi poteri dello Stato e ne evidenzia le regole che scandiscono la vita quotidiana, economica e agricola. Ed ? proprio questo aspetto peculiare della sua ? ricerca che mette al centro la storia dell’uomo all’interno di una societ? con le sue regole, le sue istituzioni, i suoi valori, ad affascinare Romualdo Trifone.

?E fu questa scelta di vita, incrollabile, fiduciosa, instancabile nel difendere e tutelare i diritti dell’uomo che lo port? a schierarsi dalla parte degli oppressi, indifesi, nella lunga e tormentata battaglia per l’approvazione della legge n.1766 del 1927, di cui egli fu il possente ispiratore. La legge sanciva, tra l’altro, l’imprescrittibilit? degli usi civici, dunque un diritto della povera gente che gli avidi baroni e i grandi agrari avevano loro usurpato.

Legge che, negli anni ’50, ispirava la rivoluzionaria Riforma agraria. Accennavo alla battaglia che il nostro concittadino dovette combattere per l’approvazione della legge; a tal proposito, il grande Giustino Fortunato, in una lettera inviata al Trifone dopo il voto favorevole al Senato, scrive: “Caro Amico mio, finalmente mi arriva una lettera di vero trionfo (? la parola) dell’animo! Dobbiamo a Voi – a Voi, il pi? modesto e il pi? semplice degli uomini, ch’io ho conosciuto e, quindi, ch’io ho amato e stimato – un fatto di tanta singolare importanza! Se fossimo insieme vi bacerei…”.

In queste poche righe Giustino Fortunato ha dato l’esatta misura dell’uomo e dello studioso che fu Romualdo Trifone.

Prof. Mariano Morretta

L’Archeoclub d’Italia di Montecorvino Rovella

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s.ambrogio2Con vivo piacere comunichiamo la nostra partecipazione e relativo intervento, al Convegno Nazionale del 1 e 2 Marzo a Udine sul tema ” interno_s.ambrogioPresenze Longobarde nelle Regioni d’Italia”, nell’ambito del ” Progetto Longobardi-patrimonio Unesco “, avviato a cura d di Federarcheo ( Federazione Italiana delle Associazioni Archeologiche), viene proposto il primo incontro convegno nazionale organizzato dalla Società Friulana di Archeologia-onlus. Lo scopo è quello di mettere in evidenza quello che ogni insediamento longobardo sul territorio nazionale ha dato ai singoli territori occupati. L’obiettivo comune si deve identificare nel raccogliere quante più notizie, informazioni ,testimonianze, possibili sui longobardi durante il loro periodo di occupazione dell’Italia. Si tratta d ricercare tutte le realtà, anche quelle minori, della loro esistenza, di recuperare frammenti di vita attraverso le testimonianze architettoniche, documentali, iconografiche, religiose, epigrafiche, monetali, toponomastiche, legate alla storia dei singoli luoghi e dei nomi, alle tradizioni , che siano sopravvissute fino ad oggi, on trascurando anche aspetti che potrebbero sembrare marginali, ma che sarebbero invece in grado di identificarsi quali ” reperti guida”. Il nostro intervento è stato programmato sabato 1 marzo 2008, relazionerà il prof. Geremia Paraggio Presidente della sede locale Archeoclub d’Italia dal tema ” Dal Ducato di Benevento al Principato di Salerno : la chiesa di Sant’Ambrogio alla Rienna nel comune di Montecorvino Rovella prov di Salerno”; nella prima parte dell’intervento si parla dell’arrivo dei longobardi con la presa di Benevento intorno al 571 d.c. che per la sua posizione strategica ed il suo snodo viario , Benevento costituisce una forte attrazione, data la robusta consistenza delle strutture urbanistiche d’epoca romana, diventa la capitale dell’ampio ducato del Sud, detto Longobardia Minor. Centro nevralgico della Gens Longobardorum, fino al massimo splendore sotto il regno di Arechi II , facendone un mito per il suo buon governo e per lo splendore della sua Corte. Arechi II scelse Salerno come residenza della sua famiglia, riorganizzando la città, sotto tutti i profili quelli urbanistici, difensivi, religiosi e di abbellimento. Costrui il suo Palazzo residenziale e la sua Cappella dedicata ai santi San Pietro e Paolo, negli ultimi scavi archeologici da parte della Sopraintendenza sono venuti alla luce , reperti di pavimento, monofore, e resti di affreschi del periodo. Salerno in pochi anni assume un ‘importanza fondamentale anche per la difesa e il commercio via mare per la sua strategica posizione. Sotto il suo regno in tutto il territorio della provincia viene diviso in castaldati e contee gestite da uomini nobili e fedeli guerrieri del Principe. La fede cristiana abbracciata dalla regina Teodolinda al Nord e la conversione dei duchi di Benevento, sviluppano all’inizios.ambrogio1 del VIII sec. su tutto il territorio longobardo a un forte sviluppo dell’edilizia religiosa nelle città e nelle campagne, con la costruzione di chiese , cappelle , abbazie e monasteri. Sicuramente gli ultimi accrediti artistici su reperti degli affreschi longobardi di pittura altomedievale campana, presenti nella chiesa di Sant’Ambrogio alla Rienna di Montecorvino Rovella, pongono la fondazione della chiesa intorno alla metà dell’VIII sec., il ciclo degli affreschi rappresenta un raro esempio della venerazione dei Santi Milanesi in Italia meridionale. Il nostro gruppo Archeoclub d’Italia nasce nel 1985 su iniziativa del Prof. Geremia Paraggio insieme a numerosi giovani studenti del paese, di cui ho fatto parte anche io ,con Carmine Paraggio, Nunzio Di Rienzo,Lazzaro Scarpiello, Cosimo Vasso, Alfredo Arminio, la prof.ssa Silvia Paraggio e tanti altri. Lo scopo è la valorizzazione, salvaguardia e tutela del patrimonio artistico-archeologico, ambiente . natura e territorio. Molti sono stati gli interventi effettuati in questi 23 anni di fondazione : il recupero e ricostruzione della chiesa di Sant’Ambrogio, attraverso l’interessamento del Ministero ai B eni Culturali e la Sopraintendenza Archeologica di Salerno e Avellino. il restauro della Pala del Rosario del 1584 nella Chiesa di Sant’Eustachio, il quadro di San Donato sempre nella stessa Chiesa ,opera del Maestro Don Enrico Corrado. il recupero del sarcofago tardo romano in località San M artino, escursioni di sorveglianza e studio sull’area archeologica del Castello Nebulano, pubblicazioni storico-locali, convegni , dibattiti culturali, spettacolo musicali, e degustazioni per la valorizzazione dei prodotti tipici.
Roberto Sguazzo

 

e i soci Archeoclub d’Italia di Mont. Rovella.

Sant’Eustachio

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Molenadi

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