La cappella fu costruita probabilmente a fine ‘400 dalla Confraternita omonima. Il primo documento che testimonia l’esistenza della sodalizio risale al 1525 e riguarda un lascito di 6 ducati alla confraternita e alla cappella dei Laudiso. S. Sofia rappresenta il primo esempio nella Diocesi di Acerno di una cappella sede di confraternita costruita all’esterno della parrocchiale: questo è indice di una buona condizione economica dell’associazione.
Nella cappella si svolgevano tutte le attività della congregazione, dalle messe di suffragio alle riunioni dei confratelli, i quali venivano sepolti nella fossa ubicata al suo interno qualora il defunto non avesse una sepoltura privata nella parrocchiale. Infatti, nel 1544, un vecchio “mastro”, Paolo Perillo, pur lasciando alcuni ducati al sodalizio, pretese che i confratelli lo accompagnassero nella sua cappella del SS. Salvatore ubicata nella chiesa di S. Andrea. L’istituzione delle nuove confraternite del Sacramento e del Rosario nel corso del ‘500, determinò l’impoverimento delle offerte, che, unitamente al numero esiguo degli iscritti, costringeva gli amministratori di volta in volta ad unirsi o a separarsi con gli altri due sodalizi. Questo periodo di transizione durò circa un cinquantennio, fino alla definitiva unione delle tre confraternite avvenuta nel 1636.
Nella seconda metà del ‘600 con la crisi demografica ed economica seguita alla peste del 1656 si ebbe una decadenza del sodalizio, tanto che nel 1692 Mons. Sifola trovando il fabbricato diruto e mancante del necessario lo interdice). Durante il secolo successivo, la ripresa socio-economica consentì la rinascita della confraternita e il rifacimento dell’edificio. Il consolidamento del sodalizio fu sancito dalle nuove regole stilate nel 1739, nelle quali tra l’altro si obbligavano i confratelli a “confessarsi e comunicarsi ogni prima Domenica di mese, nelle feste della Beata Vergine e delli Santi Apostoli, con condizione però che si possa confessare dove li pare, ma che si debbano comunicare nella Congregazione per dare il buono esempio ad ogn’uno”. Nel 1745 Mons. Lorenzi durante la sua visita pastorale interdisse la Collegiata di S. Andrea, costringendo i canonici per circa un anno a celebrare tutti gli uffici divini nella cappella di S. Sofia. Rimossi i motivi dell’interdizione S. Sofia ritornò a ricoprire il ruolo che aveva in precedenza, cioè sede della confraternita e luogo dove venivano celebrati gli uffici e le messe di suffragio per i confratelli.
Estratto da A. D’Arminio – V. Cardine – L. Scarpiello, Chiese di Montecorvino e Gauro. Istituzioni religiose e vita sociale nella Diocesi di Acerno, p. 123