PALAZZO AITORO – Via Cerino

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Nei primi anni ’50 del secolo d. Giulio Pignatelli, Principe di Noja, per tutelare i suoi notevoli interessi da poco acquisiti nella Piana di Montecorvino e per vigilare sulla amministrazione del feudo di Montecorvino, donato nel 1645 al figlio d. Aniello, decise di prendere in fitto alcune stanze del palazzo Aitoro. La permanenza con la sua famiglia a Montecorvino era saltuaria e, probabilmente, legata ai cicli stagionali e alla firma di alcuni contratti di vendita o acquisto di prodotti agricoli, bestiame e terreni.
 
Nelle feste di Natale del 1651-52, il Principe di Noja fu colpito da una grave lutto: la morte del figlio Andrea. L’otto di gennaio del 1652, i maggiorenti di Montecorvino insieme al giudice, notaio e testi si recano in casa del Ill.mo Principe.
 
“Su richiesta fatta dall’Ill.mo ed Eccellentissimo Domino Don Giulio Pignatelli, Principe di Noja e utile Signore dello Stato di Montecorvino, accediamo in palatio Andree de Aitoro, di Montecorvino, sito in casale Robella, ove abita detto Principe. Ivi troviamo giacente il corpo di Don Andrea Pignatelli, figlio in pupilla età del detto eccellentissimo Signor Principe, per dargli momentanea sepoltura nella chiesa di Santa Maria degli Angeli dei Padri Cappuccini di Montecorvino, per poi trasferirlo definitivamente in un’altra chiesa e sepoltura”.
 
Negli anni ’60 del Settecento, il canonico rev. d. Andrea Aitoro, unico proprietario del palazzo, decide di abbellire la sua casa, costruendo sul portone d’ingresso un portale in pietra. A tale scopo contattò il mastro scalpellino Giuseppe Ferrucci di Calvanico con il quale concluse un accordo per la messa in opera di un portale “della pietra di Eboli della migliore al fine di non farci succedere nessuna macula, fissura o mangiatura di pietra”.
 
Nel contratto privato stipulato a Montecorvino il 12 maggio 1761 le parti stabilirono:
Il Signor Mastro Giuseppe si “obbliga di fare il portone di pietra con la migliore pietra di Eboli, di ben lavorarla con la martellina a seconda che ricerca l’arte e come il disegno fatto da esso Mastro Giuseppe.. Promette di farlo di palmi dodici di altezza, palmi otto di larghezza e di formare la modolatura e l’impresa di famiglia dentro la crocetta da sotto il cornicione, secondo come ricerca l’architettura. Si obbliga ancora di fare il grado di detto portone e la soglia della finestra con la stessa pietra di Eboli, il tutto per il prezzo di duc. 55.
Quale portone, grado e finestra deve il detto Mastro Giuseppe farla ed abbozzarla ad Eboli e il detto Don Andrea trasportarla nella sua casa a sue spese per tutto il venturo mese di agosto del detto anno e dopo carreiata deve il sudetto Mastro con suoi artefici ponerla in detta casa entro tutto il mese di dicembre di detto anno. Il Sign. Can. D. Andrea si impegna a darli il comodo di letto per tutto il tempo che ponerà il portone, il grado e la soglia nella sua casa, di pagare duc. 25 quando l’opera sarà a Montecorvino, di versare i restanti duc. 30 ad opera compiuta e infine per regalo dargli un quarantino di olio.”
Per leggere l’intero contratto sul portone vedi S. Milano, Nuovi documenti sui mastri scalpellini, in R.S.S., XXIV/1, n. 47, giugno 2007, pp . 302-303.