La chiesa, posta nella parte sottostante il castello, assume caratteristiche tali da renderla unica nel territorio dell’arcipretura di Montecorvino. Per la sua posizione isolata nella zona boschiva, divenne il luogo ideale per l’arrivo e la permanenza di anacoreti ed eremiti provenienti, con molta probabilità, da diverse zone dell’Italia meridionale. Propagatori del culto del Santo, fecero diventare, grazie ad uno stile di vita austero, l’antro roccioso, un luogo di culto speciale, tale da assumere già nel XIV secolo una notevole attrattiva cultuale. Il culto del Santo, infatti, essendo legato ai cicli stagionali era invocato allorquando accadevano eventi straordinari quali siccità, piogge insistenti o torrenziali. Il legame strettissimo tra “l’uomo medievale” e il Santo si manifestava con processioni annuali al sacello da parte dei fedeli di entrambi le Diocesi, Salerno ed Acerno.
La consuetudine così radicata nei fedeli restò indenne al passare dei secoli tanto da transitare dal Medioevo all’Età Moderna. Dalle cronache seicentesche si evince l’attaccamento al culto “accedendo processionalmente alla grotta, dove veniva celebrata messa sull’altare denudato, sito davanti alle immagini di S. Oronzo, S. Michele Arcangelo, S. Nicola Barense ed altri Santi dipinti in parete”.