La Grotta del Salvatore di Gauro

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La grotta del Salvatore è un luogo in cui da tempo immemore si venera il Cristo Trasfigurato. Essa si apre nella parete rocciosa rivolata verso Giffoni, a un’altezza di ca. 700 metri s. l. m. Vi si accede attraverso un sentiero che corre lungo le falde della montagna. Partendo dal rione Carpineto si attraversa il passo che immette nella valle del Picentino, dirigendosi in seguito verso i costoni detti “Ripe del Salvatore”. Si giunge quindi a un boschetto. Lo si attraversa prevenendo ai piedi della scalinata che porta alla grotta. In essa si trova il quadro raffigurante la Trasfigurazione e un altare per la messa. Poco al disotto della grotta vi è un altro piccolo anfratto naturale popolarmente conosciuto come “a cisterna” oppure “a cella”, nella quale dimoravano gli eremiti. Nella grotta dell’eremita sono ancora visibili i muri in pietra, che delimitavano i vani della rudimentale dimora, e la cisterna scavata per la raccolta dell’acqua piovana.
 
La grotta è sita poco al disopra dell’antico sentiero che da Gauro conduce al piano di Rotonda. Essa era un antico culto pagano sostituito dalla devozione cristiana per il SS. Salvatore durante il medioevo. Nella zona irpino-salernitana è documentata fin dal XII secolo la diffusione del culto del SS. Salvatore ad opera di S. Guglielmo da Vercelli. Possiamo quindi ipotizzare che un eremita di spiritualità monastica, seguace del fondatore di Montevergine, abbia scelto l’anfratto esistente per propagare tale devozione alle popolazioni circostanti. Nel XV secolo l’istituzione della festa liturgica della Trasfigurazione, fissata al 6 agosto, si è innestata sull’antica devozione del Cristo Salvator Mundi, ridando vigore alla cappella ubicata nella grotta. Un ulteriore testimonianza della ripresa cultuale nella popolazione è l’erezione di una cappella privata all’interno della parrocchiale ad opera di Paolo Perillo nel 1544.
 
I continui lasciti alla chiesa rupestre da parte dei fedeli consentirono l’istituzione di un beneficio, che nel 1598 fu assegnato alla dignità dell’Arciprete. Mons. Serrano, nelle sue Relazioni ad Limina, afferma che il Capitolo era tenuto, nel giorno della Trasfigurazione, a recarsi in processione sulla grotta e a celebrarvi la messa cantata. Altre messe venivano celebrate nel corso dell’anno a devozione dei fedeli. Il fenomeno cultuale era tale da attirare un cospicuo numero di devoti anche dai paesi viciniori, consentendo lo svolgimento di una fiera che si teneva dai vespri del 5 agosto fino alla serata del giorno successivo. Lo Jus di Piazza sui prodotti venduti apparteneva nel 1634 a Nicolantonio Del Pozzo, il quale lo cedette alla cappella del Salvatore, favorendo l’istituzione di una confraternita ad essa dedicata. Questa venne istituita da Mons. Serrano il 17 marzo 1636 ed aggregata dal successore Bonsio all’Arciconfraternita del Salvatore di S. Giovanni al Laterano il 5 febbraio 1639. Dopo pochi decenni il sodalizio scomparve a causa delle peste e del conseguente calo demografico. Negli anni ’80 del secolo il sacello era custodito dall’eremita Giovanni de Arminio, della provincia di Matera, il quale nel 1691 donò “alla chiesa del SS. Salvatore, per amore e devozione che ha verso di essa e per essere eremita in essa da bono tempo un cavallo, una asina, quattro pecore e quattro capre, offrendosi di servire detta chiesa”. Probabilmente l’eremita dimorava nella grotta situata ai piedi della scala che conduce alla grotta del Salvatore. La presenza di eremiti è documentata fino all’inizio del XIX secolo.
All’inizio del ‘700 le rendite della cappella ammontavano a circa dodici ducati: tra i vari beni vi era un terreno in località le “Lenze” che fu venduto nel 1721 per un prezzo di duc. 4,5. Grazie a queste piccole rendite e alle offerte dei fedeli e del clero nel luglio 1783 venne ricostruito l’altare della cappella.
 
Estratto da V. Cardine – L. Cerino – N. D’Alessio, La Chiesa di S. Andrea Apostolo di Gauro. Itinerario storico nella fede di una comunità, Salerno marzo 2006, pp. 22 a 27.
A. D’Arminio – V. Cardine – L. Scarpiello, Chiese di Montecorvino e Gauro. Istituzioni religiose e vita sociale nella Diocesi di Acerno, Montecorvino Rovella febbraio 2018, pp. 122-123.
fonte: montecorvinostoria.it
 

 

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