SAN LAZZARO

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Il culto di S. Lazzaro è ritenuto da alcuni storici locali di origine orientale, diffuso nelle nostre zone da monaci basiliani o da eremiti italo.greci. La presenza di famiglie di origine greca nell’area di Votraci-Molinati e di monaci orientali nella grotta di S. Michele di Olevano fa supporre che la fondazione della chiesa sia avvenuta, fra XI e XII secolo, ad opera di una di queste famiglie.
Tuttavia non si può escludere l’origine occidentale di questo culto, attraverso la diffusione della “Leggenda Aurea” di Jacopo da Varazze. Nel medioevo il nostro Santo era ritenuto protettore dei malati della lebbra, apponendo all’interno dei “lazzaretti” la sua immagine. Nel periodo delle crociate i cavalieri che avevano contratto tale malattia fondarono l’ordine di S. Lazzaro per curare e accogliere i commilitoni lebbrosi.
Riteniamo che la fondazione della nostra chiesetta sia legata inscindibilmente alla guarigione di qualche lebbroso o all’opera meritoria di qualche cavaliere.
Le prime fonti scritte che attestano la presenza della località e della chiesa risalgono alla metà del ‘500. Da esse si deduce che S. Lazzaro era una cappella povera, senza beni e priva di un cappellano addetto alla sua cura. La manutenzione dell’edificio, nonché la celebrazione saltuaria delle messe, era affidata alle offerte dei fedeli, in particolare di alcuni appartenenti alla famiglia D’Alessio. L’unione al Capitolo di S. Pietro, avvenuta nel 1616, non modificò la sua condizione, rimanendo sostanzialmente una chiesa legata alla devozione popolare. Successivamente, la cappella subì la crisi socio-economica seguita alla peste del 1656, tanto che, durante le loro visite, Mons. Glielmi e Mons. Sifola ordinano “che venga chiusa con un muro da ogni parte affinché non vi entrino animali”.
All’inizio del XVIII secolo, con denaro donato da un ignoto eremita e da Giovanni Francesco D’Alessio, furono effettuati alcuni lavori di manutenzione per evitare la definitiva rovina dell’edificio. La presenza dell’eremita all’inizio del ‘700 ci fa supporre che il Capitolo di S. Pietro, valutate le scarse rendite della cappella, abbia giudicato opportuno affidare la custodia della chiesetta a uno dei tanti “chierici selvaggi” che vagavano per l’Italia meridionale. Grazie all’operato svolto da questi anacoreti, il culto di S. Lazzaro prese nuovo vigore, rendendo possibile il restauro completo della costruzione. Durante la seconda metà del secolo, infatti, fu rinnovato l’Altare Maggiore, edificato un altare laterale dedicato a S. Lazzaro ed abbellite le pareti con l’immagine del Santo. La chiesa fu inoltre dotata di un confessionale e dei necessari paramenti sacri. Nel 1793 Mons. Calandrelli, in occasione della Visita Pastorale, dà mandato al Capitolo di “effettuare le necessarie riparazioni alla chiesa e di costruire, su una parete interna, un arco dove collocare una nuova immagine di S. Lazzaro”. Per portare a compimento quanto ordinato, il vescovo incaricò il Rev. D. Carmine Corrado di raccogliere le offerte dei fedeli e rendere conto ogni anno delle spese fatte alla Curia Vescovile.
Nel 1811 l’Intendenza di Salerno annotò che nella chiesa di S. Lazzaro vi era una statua in legno del Santo e un quadro con S. Lazzaro Vescovo e S. Lazzaro Mendico.
 
 
Estratto da Alfredo D’Arminio – Vito Cardine – Lazzaro Scarpiello, Chiese di Montecorvino e Gauro. Istituzioni religiose e vita sociale nella Diocesi di Acerno, Montecorvino Rovella febbraio 2018.