LEGGENDE MONTECORVINESI NEL RACCONTO DI ANZIANI

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1865

E veniamo alla leggenda che colpì in particolare la mia mente di ragazzo semplice e genuino.
ANTEFATTO = Chi si reca oggi a visitare le poche rovine rimaste in piedi del Castello Nebulano, dal lato ovest, provenienti dalla frazione Occiano, si osservano le mura a ridosso di un fossato e, al termine di questo, una piccola porta di accesso che conduce all’interno del Castello. Dopo circa tre o quattro metri, si incontra un “ buco “ della dimensione di circa tre metri di circonferenza, profondo quasi quattro metri , pareti di roccia, dell’estensione di una piccola stanza di tre metri per due. Sicuramente adibito anticamente a raccolta delle acque piovane a causa dell’assenza di sorgenti sul Monte Nebulano ( L’approvvigionamento ai castellani avveniva con barilotti a dorso di mulo provenienti da Occiano ). Questo “ buco “ ,proprio grazie a questa leggenda, assumerà, per i posteri, il nome di “ Grotta del Diavolo “.
PREMESSA = Come nasce la leggenda che vi racconterò ? La prima generazione dei narratori della Sonnambula, agli inizi del 1900 era quasi scomparsa, i racconti provenivano dai figli che avevano ascoltato. I tempi erano brutti. Guerre, turbolenze di vario genere, non incentivavano la cultura che restava patrimonio di pochi. E quindi nascono leggende intorno alla leggenda colorando di più il mistero e la soggezione.
IL RACCONTO
Il Conte Pietro di Baldassarre di San Pietro, principale figura del romanzo della Sonnambula, secondo la fantasia di Mastriani, decedeva la sera del 9 febbraio 1810, alle ore 22, all’età di 84 anni e “alquanti mesi “. Sempre secondo la fantasia del Mastriani, lasciò in eredità tutti i suoi possedimenti di terre ed ogni altro ben di Dio al giovane Gottardo ( ? ) ed ad altri suoi conoscenti.
Cosa avevano ancora da raccontare gli anziani del tempo che non erano partiti per le armi e che avevano sentito il racconto almeno un centinaio volte ? La fine che avrebbe fatto il tesoro del Conte nascosto nel Castello.
Questo affascinante racconto l’ho appreso nel 1958 nella frazione Cornea davanti ad un allettante focolare ed a un invitante tegamino pieno di “ scopparielli “( moderni pop corn).


“Il buon Gottardo, erede del Conte, aveva lasciato la coltura delle terre a contadini del luogo. Uno di questi, il cui nome non ci è stato tramandato, pascolava sulla zona del Monte Nebulano nelle adiacenze del Castello, sollecitato dalle dicerie di un tesoro del Conte mai trovato.
Addormentatosi nella sua piccola capanna, circondato dagli armenti, fece un sogno che gli fu di particolare turbamento.
Una voce, cavernosa, terribile,ed una visione altrettanto terribile, gli annunciava che se si fosse recato a mezzanotte precisa, nella “ Buca del Castello” , avrebbe trovato il “ tesoro del Conte “, però ad un patto ben preciso : Non avrebbe dovuto mai, dico mai, pronunciare il nome della Madonna o di Gesù o di qualche altra cosa di sacro, nel momento del rinvenimento.
Il pastore si destò bruscamente. Tutto sudato e pieno di spavento si agitava tra le pecore ed i cani trasmettendo anche a loro molta inquietudine.
Il giorno dopo, con la luce del sole, acquisì sufficiente calma e coraggio e decise che quella notte sarebbe sceso nel “ buco “.
A mezzanotte precisa , munito di piccone, scese nel buco e cominciò a scavare a destra e a manca. Dopo diverso tempo, sentito un rumore metallico, si affrettò a tirar fuori quello che sembrava uno scrigno. Lo aprì . Alla vista di tante monete d’oro gli sfuggì una frase pericolosa. “ Madonna mia bella ! “. Immediatamente le monete si trasformarono in serpenti minacciosi che lo inseguirono fino all’uscita.
Il racconto finisce qui, ma bastò per far denominare il posto “ Grotta del Diavolo “. A beneficio di chi legge dirò che ci sono sceso con gli Scout negli anni settanta con molto timore.

© Nunzio Di Rienzo