I LAVATOI PUBBLICI

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I LAVATOI PUBBLICI
Essi fanno parte della nostra storia, delle grandi fatiche delle nostre nonne che, fino agli anni cinquanta del 1900, si recavano ogni giorno per fare il proprio bucato e talvolta anche quello di persone altolocate. Alcune donne ne avevano fatto proprio una professione personale a cui veniva insegnato il mestiere e che a loro volta lo insegnavano alle ragazze più piccole, meno abbienti.
I lavatoi, di solito, erano composti di tre parti : la fontana, il lavatoio e l’abbeveratoio per gli animali.
Essi, inoltre, erano alimentati da sorgenti, torrenti e rogge.
In Montecorvino Rovella, si trovano tracce documentarie già nella prima metà dell’ottocento con, in quell’epoca, attestazioni di antichità che risalgono senz’altro alla frammentazione del territorio in numerosi casali ( 23).
Ogni casale, poi frazione, aveva il suo lavatoio che, col trascorrere del tempo, si rivelarono sempre più insufficienti alle esigenze della popolazione, sia per problemi di smaltimento delle acque che spesso formavano pantani maleodoranti, sia la mancanza di riparo per le donne che si apprestavano a lavare il bucato. Le lavandaie a domicilio si recavano presso le famiglie che richiedevano i loro servigi specialmente nella stagione fredda, con gravi ripercussioni sulla salute.
Le lavandaie a domicilio si recavano presso le famiglie che richiedevano i loro servigi. Fino agli anni ’50 del secolo scorso esisteva ancora questa figura di donna, che girava di casa in casa, con un lungo grembiule di tela cerata, con le mani enormi, sformate dall’artrite, arrossate dai detersivi aggressivi, china sulla conca di terracotta, che sfregava energicamente sull’asse di legno la pesante biancheria di lino, di canapa e di cotone e contemporaneamente diffondeva, senza acrimonia, pettegolezzi, annunci di nascite e di morti, racconti di tradimenti, di emigrazioni, di ritorni dalla guerra o dalla prigionia. Insomma il gossip dell’epoca!!
© Nunzio Di Rienzo