CARNEVALE POPOLARE MONTECORVINESE |
Intorno alla fine del sec .XVII e gli inizi del sec. XVIII, i carbonai, nostri concittadini che si dedicavano alla produzione del carbone e della carbonella, si recavano sui monti, in special modo tra Acerno, Montella e l’Acellica, sia per il lavoro sia per il pascolo dei propri armenti. Essi trascorrevano sui monti la maggior parte dell’anno e rientravano solo per pochi giorni,nei propri paesi, in particolari circostanze e ricorrenze, per provvedere ad arricchire le varie provviste con altri alimenti al di là dell’immancabile formaggio, ricotta, vino e grandi” panelle “che duravano per lungo tempo sino a diventare dei mattoni che venivano ridotti a piccoli pezzi per essere edibili. Questi abili esperti dell’arte montanara composta da montecorvinesi ed olevanesi, volontariamente o involontariamente, rafforzarono il loro ingegno e diedero vita alle prime forme di teatro errante per divertirsi e divertire la gente. Nacque la “ filastrocca dei poveri” meglio conosciuta come la “ filastrocca dei dodici mesi” che a Carnevale ( periodo scelto per la discesa dai monti) veniva e viene recitata in tutte le piazze e piazzette sia a Montecorvino Rovella che a Olevano Sul Tusciano. Quel che rende più preziosa questa filastrocca e’ l’assenza di documentazione. Essa è stata tramandata nel tempo da padre in figlio in forma orale ed è arrivata sino a noi completa nella sua vera e genuina espressione dialettale del tempo. Tredici pastori a cavallo di tredici muli iniziavano il loro percorso scendendo dai monti. Si levavano molto presto dopo aver provveduto agli armenti ed alla loro custodia, e scendevano a Montecorvino lungo un tratturo che dai monti di Acerno portava a ridosso del costone della frazio Dopo la declamazione che di solito era confortata dalla presenza dei “ signori” affacciati a finestre, balconi o terrazze, e molta parte di popolo, la servitù ,opportunamente istruita, scendeva fra la gente presente e dispensava vino ed ogni ben di Dio ; agli attori, invece, danaro, vino e altre cibarie a parte, che venivano riposte in grandi bisacce situate ai lati dei muli. La scena si ripeteva numerose volte ( minimo 23, quanti erano i casali) e ciascuna famiglia nobile, dominante il casale, faceva a gara con le altre dei “ casali concorrenti” per elargire di più e per essere meglio esaltata e lodata nella generosità dei doni. Lascio immaginare quale era lo stato fisico della comitiva alla fine della giornata e come fosse precario il ritorno sui monti. I muli ultracarichi di roba, gli attori ultrapieni di vino e cibarie, gli altri accompagnatori insonnoliti e stanchi. I buoni animali conoscevano la strada del ritorno ed il rientro avveniva quasi sempre senza incidenti, ad eccezione di immancabili fermate per motivi fisiologici. La filastrocca che è pervenuta sino a noi è un misto farraginoso di dialetto antico, dialetto moderno e qualche strofa in italiano ( segno di modifica nel tempo nella tradizione orale). Qualche abbozzo di rima e con una scurrilità classica dei carbonai montanari. ED ECCO LA FILASTROCCA COME OGGI (2013) VIENE RICORDATA: Io sono il padre di dodici figli Io so gennaio, primo dei mesi e primo dell’anno Io so febbraio, ca la freva stengu Io so marzo, arrassusia, songu peggiu de frevaru Io sono aprile, di bello aspetto
Io so maggio, maggior di tutti gli alimenti Io so giugno, cu la mia serrecchia Io sò luglio, cu lu carru ruttu Io sono agosto con le mie malattie Io so settembre cu la fica moscia Io so ottobre cu la mia scalella Io so novembre, capo seminatore Io so dicembre, ultimo dei mesi e ultimo dell’anno
Sento il dovere di esprimere , come cittadino, come ricercatore storico e come anche attivo partecipante alla manifestazione diverse volte, il più vivo ringraziamento all’Associazione di Sant’Eustachio per aver rappresentato per tanti anni questa tradizione che ci fa rivivere lo spirito allegro e genuino dei nostri antenati. P.S. = Se qualche lettore ha bisogno della traduzione della filastrocca può rivolgersi al sottoscritto tramite il sito presente:
Buon divertimento !
|
© NUNZIO DI RIENZO per Montecorvino.it |